Da qualche giorno,ormai, a distanza di settimane dall’inizio del “lockdown”, i contagi in provincia di Milano stanno salendo vorticosamente. Da qualche giorno, ormai, a ogni conferenza stampa, la Regione Lombardia, per spiegare il dato anomalo di Milano, sostiene che la colpa sia dei milanesi che si muovono ancora troppo. Potrebbe essere anche vero, in una comunità una percentuale di indisciplinati è endemica, ma questo non basta a spiegare perché Milano e la Lombardia siano così in controtendenza rispetto al resto d’Italia.
E allora, ai dati ufficiali che ogni giorno vengono snocciolati in diretta Facebook e sulla base dei quali dovremmo teoricamente costruire la ormai famigerata “fase 2” forse manca qualcosa, il quadro non è chiaro e ci sarebbero molte domande che meriterebbero una risposta, risposte che da mesi ormai tardano ad arrivare e forse non arriveranno mai.
I nuovi contagiati dove hanno potenzialmente preso il virus? Sono persone che lavorano? Quante sono le persone che ogni giorno per necessità lavorative si muovono sul territorio milanese e lombardo? Prendono i mezzi pubblici? Sui mezzi pubblici si riesce a mantenere la distanza di sicurezza nelle ore di punta? Queste persone avevano accesso ai necessari dispositivi di protezione individuale? La catena dei contatti dei nuovi contagiati è stata ricostruita? Questi contatti sono stati tamponati? Sono monitorati? Hanno assistenza domiciliare? Prima del cambio di protocollo che ha portato a distanza di oltre due mesi ad allungare la quarantena da 14 a 28 giorni, visto che sono molteplici i casi che registrano positività ben oltre le 2 settimane canoniche, i vecchi quarantenati – soprattutto quelli dichiarati rischio per contatti certi e mai tamponati, spesso familiari conviventi – sono stati dichiarati guariti mediante i due necessari tamponi di conferma oppure sono stati lasciati a loro stessi, liberi di muoversi anche se nessuno ha testato la loro negatività, come raccontano tante testimonianze?
Perché può essere che i milanesi si muovano ancora troppo, ma questo non spiega a sufficienza perché a Milano la curva dei contagi appare inarrestabile. E se la Regione non ha le risposte a queste domande, forse il problema non è solo dei milanesi che si muovono troppo. Forse è troppo facile, a ormai due mesi dalle prime chiusure, scaricare ogni colpa sulle spalle dei milanesi senza mai provare, anche solo per puro esercizio stilistico, a rilevare ed ammettere le proprie mancanze.