Avrebbero potuto votare l’emendamento di Laura Boldrini o di Forza Italia, e introdurre, finalmente, nel codice penale il reato di Revenge Porn. E invece no, per mero calcolo elettorale il Movimento 5 Stelle la scorsa settimana, durante la discussione per l’approvazione del “codice rosso contro la violenza sulle donne”, ha deciso di affossarli entrambi dichiarando di voler puntare all’introduzione di un disegno di legge organico e più approfondito. “Noi siamo promotori di un disegno di legge di iniziativa parlamentare depositato da mesi al Senato. Ed è giusto che questo disegno faccia un percorso parlamentare perché devono essere sentite le associazioni, le vittime, la polizia postale. Questo è un problema sociale serio”, aveva dichiarato, per esempio, il capogruppo M5S Patuanelli nel tentativo di spiegare la bocciatura dell’emendamento Boldrini e il rinvio del testo di Forza Italia.
Complici le polemiche scatenatesi contro il Movimento 5 Stelle per la mancata approvazione dell’emendamento sul Revenge Porn, il giorno successivo Luigi Di Maio ha cercato di correre ai ripari dichiarando di essere assolutamente favorevole all’emendamento trasversale, sottolineando però la necessità di una legge organica da votare al più presto. E così, a distanza di pochissimi giorni dalla diatriba, il Movimento 5 Stelle ora vuole sì provare a introdurre il reato di Revenge Porn attraverso un emendamento di maggioranza, ma chiede a Forza Italia di ritirare il proprio e cerca la mediazione con le opposizioni.
Il M5S in blocco si oppone al nostro emendamento sul #revengeporn. Perfino Giulia Sarti non difende i suoi diritti per mostrarsi fedele alla linea. #Bolscevismo
— Mara Carfagna (@mara_carfagna) March 29, 2019
È un copione che si ripete e che gli elettori hanno visto riproporsi svariate volte nel corso degli anni: non importa il fine ultimo della legge in approvazione, quello che conta in politica – in realtà – è sempre e solo il ritorno elettorale che potrebbe scaturire dall’intestarsi una battaglia in solitaria. E così, a poche settimane dalle elezioni europee e con i sondaggi in caduta libera per il Movimento 5 Stelle, i pentastellati per non perdere ulteriori consensi e nel tentativo di provare a risicarne di ulteriori, hanno preferito sacrificare l’introduzione immediata di un reato contro la violenza sulle donne che loro stessi sostengono e promuovono per non dover dividere l’eventuale consenso elettorale che deriverebbe dall’approvazione del provvedimento con i nemici Laura Boldrini e Forza Italia.
Un gioco al massacro sulla pelle delle donne che quotidianamente subiscono angherie e ricatti di ogni tipo per aver lasciato il compagno che magari non amavano più o aver deciso di non continuare ad andare a letto con una persona che si era dimostrata interessata solamente a divulgare agli amici le fotografie e i video delle performance sessuali.