Il 59% dei votanti ha deciso di negare l’autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini contro un 41% favorevole al processo. La base è praticamente spaccata, il Movimento 5 Stelle è definitivamente morto. A mio parere, questo è un capolavoro politico targato Matteo Salvini. Si è alleato con un movimento impreparato a un ruolo di governo e che sapeva benissimo sarebbe stato incapace di reggere e replicare ai tatticismi politici che sarebbero stati messi in atto. E, infatti, l’ha praticamente eterodiretto, se l’è pappato e in pochi mesi l’ha portato all’autodistruzione.
Quando si dice che non basta l’onestà per fare politica si intende proprio questo: senza competenze e capacità, quello più furbo ti mette nel sacco in quattro e quattr’otto e tu manco te ne accorgi. I soldatini sono buoni a eseguire ordini, gli yes man sono utili ad aumentare l’ego e l’autostima di un dirigente incapace ma eseguono anche le porcate, non si azzardano minimamente a contestare decisioni e ordini sbagliati e se la strada che prendi porta tutti a schiantarsi, i gregari si schianteranno insieme a te.
In un partito, però, servono anche le teste pensanti, quelle persone di qualità che i vertici del Movimento non sopportano e fanno fuori perché sono difficili da gestire, perché non eseguono, perché contestano, perché hanno una dignità. Di Maio dice spesso di non essere attaccato alla poltrona e invece è lo è, molto più di tanti altri, è arrivato a snaturare il movimento e ad abdicare ai suoi principi fondanti per ottenere due ministeri e la carica di vicepremier.
E quelli che vedremo prossimamente saranno i risultati della sua illuminata strategia: il Movimento Stelle perderà parlamentari, il governo cadrà a breve e alle prossime elezioni la Lega incasserà il successo elettorale costruito sulle ceneri dell’ex alleato.